Negli ultimi anni, a fronte della crisi climatica e di un’aumentata attenzione, nei confronti delle tematiche ambientali, da parte del mondo beauty, le aziende si sono impegnate a rendere la loro produzione sempre più sostenibile e a basso impatto ambientale. Anche il mercato della profumeria ha accettato questa sfida e sempre più brand hanno deciso di mettere al primo posto della loro scala dei valori l’attenzione alla sostenibilità ambientale.
Si sente sempre più spesso, infatti, parlare di profumi sostenibili e a basso impatto ambientale: ma che cos’è che rende un profumo realmente ecosostenibile e secondo quali parametri puoi sceglierlo e riconoscerlo? Ecco alcuni consigli e le novità nel mondo della profumeria per un acquisto etico e più sostenibile!
Profumi sostenibili: attenzione all’etichetta!
Se vuoi che il tuo profumo rispetti l’ambiente, sicuramente, per prima cosa, devi fare molta attenzione all’etichetta e alle certificazioni. L’etichetta e l’INCI di un prodotto sono importanti non solo per conoscere la sua composizione e ed evitare possibili reazioni allergiche, ma anche per poter operare una scelta etica in base alle caratteristiche degli ingredienti utilizzati.
I brand sono obbligati per legge a indicare la presenza di determinati ingredienti. Tra quelli considerati “etici” e che potresti trovare all’interno di un profumo, ci sono gli oli essenziali, che però devono essere spremuti a freddo o ottenuti da una delicata distillazione a vapore.
I profumi sostenibili sono necessariamente naturali?
Quando si parla di sostenibilità ed eticità ambientale, è automatico pensare che qualsiasi cosa che abbia davanti l’aggettivo “naturale” sia buono e che tutto ciò che ha all’interno qualcosa di “sintetico” sia dannoso per l’ambiente. Ebbene, non c’è niente di più sbagliato, soprattutto nell’ambito della profumeria e della creazione di fragranze.
Spesso, ad esempio, è capitato che, in alcuni ingredienti naturali, venisse rilevata la presenza di pesticidi o allergeni nocivi. Inoltre, alcune “note naturali” sono state vietate perché estratte dagli animali e da specie in via d’estinzione.
Con questo non intendiamo dire che tutto ciò che viene definito naturale in profumeria nasconda degli scheletri nell’armadio, ma che un importante ruolo sia detenuto dal metodo di produzione e di estrazione. È molto importante che la scelta ricada su prodotti a km zero, biologici, o comunque realizzati seguendo parametri di sostenibilità ambientale ed economica, oltre che rispettosi delle condizioni di lavoratrici e lavoratori.
Un ottimo esempio di uso etico degli ingredienti naturali è quello di Guerlain e del suo Bergamote Calabria, della collezione Aqua Allegoria. Ad oggi, non esiste una molecola di sintesi capace di riprodurre l’odore dell’estratto di bergamotto. Quello usato dalla maison francese cresce e viene coltivato solo in Calabria, in diversi frutteti a gestione familiare. Quasi 7000 persone vivono grazie a questa arboricoltura, praticata nel rispetto della biodiversità e dei diritti dei lavoratori. Inoltre, in un’ottica di sostenibilità ambientale, i sottoprodotti derivati dal processo di estrazione dell’essenza di bergamotto (come la polpa e il succo) vengono riutilizzati nell’industria alimentare.
L’uso di fragranze sintetiche nei profumi sostenibili
Quando parliamo di fragranze sintetiche, facciamo riferimento a molecole create in laboratorio che riproducono perfettamente un odore presente in natura. Reperire delle note naturali, in passato, ha spesso sconvolto ecosistemi naturali e messo in pericolo specie animali. Si è quindi deciso di usufruire di queste note sintetiche per mettere in atto delle scelte più etiche. Per esempio, il Musk Ketone, un ingrediente un tempo ricavato dalle secrezioni prodotte da un cervo muschiato himalayano, oggi, per fortuna, viene replicato con ottimi risultati da una molecola sintetica.
Profumi ricaricabili all’infinito
Tra le altre cose da considerare nella ricerca del tuo profumo “eco-friendly”, c’è quella di assicurarti che, una volta terminata la boccetta, ci sia la possibilità di ricaricarla, senza doverla acquistare nuovamente. Il refilling è stata proprio una delle prime soluzioni messe in pratica dal mercato della profumeria nel tentativo di essere più sostenibile per l’ambiente. Una scelta non solo più ecologica, ma anche più economica!
Il primo a pensarci fu Mugler quando, nel 1992, lanciò la fragranza Angel. All’epoca, la comunicazione non puntava tanto sull’aspetto ecologico, visto che l’opinione pubblica era ancora poco sensibile sull’argomento: la trovata delle ricariche era più un modo per dare enfasi alla bellezza e preziosità del suo flacone gioiello a forma di stella. La cosa ebbe poi un successo così grande, da essere replicata per tutte le fragranze del brand e non solo, creando un vero e proprio trend di mercato!
Tutti i maggiori brand si adeguarono, tra i primi, ci furono bestseller come Flower by Kenzo, Classique di Jean Paul Gaultier, Acqua di Giò di Giorgio Armani. Quest’ultimo, inoltre, dopo 26 anni dalla sua uscita, nella versione Eau de Parfum ha raggiunto, recentemente, la sua neutralità carbonica, ovvero la compensazione totale di tutta la CO₂ emessa per la sua produzione, aderendo a un programma di riforestazione e diventando così un profumo interamente eco-concepito.
Profumi sostenibili grazie al metodo dell’Upcycling
Nel magico e profumato mondo delle fragranze, la ricerca ecosostenibile non si ferma e, oltre a cercare di produrre sempre meno inquinamento, molte aziende stanno anche elaborando modi creativi alternativi e rispettosi dell’ambiente per procurarsi le materie prime che, mano mano, si stanno esaurendo.
Uno di questi è l’upcycling che, in maniera creativa, riutilizza i materiali di scarto per produrre qualcosa di nuovo. A differenza del recycling, il materiale oggetto di upcycling viene rielaborato senza perdere le sue caratteristiche originali e senza subire un’ulteriore processo di conversione.
In realtà l’upcycling non è proprio una “novità”. Il primo esempio risale, infatti, al 1963, quando la Heineken creò le “Wobo”, bottiglie di birra quadrate che, una volta utilizzate, potevano nuovamente servire per la costruzione edilizia, al posto dei mattoni. Nell’azienda olandese avevano avuto questa idea dopo aver visto la vasta quantità di vuoti di bottiglia disseminati lungo le spiagge caraibiche, luoghi nei quali si soffriva anche la carenza di materiali da costruzione. Ma purtroppo, questa idea geniale, all’epoca, non ebbe successo.
Oggi, più consapevoli dei rischi ambientali ai quali andiamo incontro, l’upcycling è un’idea che ha trovato spazio in quasi tutti i campi industriali, ma anche artistici. Uno di questi è sicuramente la moda. Molti brand, infatti, utilizzano gli scarti di alcuni tessuti e passamanerie per creare nuovi capi e accessori.
Tornando al mondo della profumeria, una fragranza upcycling è caratterizzata dalla presenza, nella sua composizione, di ingredienti precedentemente scartati da un altro processo produttivo, per essere riutilizzati, proprio in virtù del fatto che il loro ciclo di vita non è ancora terminato. Questo permette non solo una riduzione nella raccolta di nuovi materiali e, di conseguenza, dello spazio dedicato alle coltivazioni che servono per produrli, ma si traduce anche in minori emissioni di CO₂, generando un minore impatto ambientale.
Il primo profumo di lusso creato attraverso il processo di upcycling è I Am Trash di Etat Libre d’Orange. Dal nome e dal design irriverenti, I Am Trash è stato realizzato utilizzando petali di rosa già lavorati, scaglie di legno di sandalo già distillate e persino mele rimanenti dall’industria alimentare. Da questa “sperimentazione”, è venuta fuori una miscela fruttata, floreale e legnosa, con sfumature olfattive prima d’ora inesplorate.
Un’altra fragranza creata con la stessa tecnica è A Drop D’Issey di Issey Miyake, un profumo dal cuore floreale, con note di fiori d’arancio provenienti da coltivazioni ecoresponsabili, e di legno di cedro proveniente da pratiche di upcycling.
Profumi creati riutilizzando le emissioni di CO₂
L’industria del profumo sembra davvero muoversi verso un approccio più responsabile e innovativo. Infatti, una delle più grandi aziende di profumeria al mondo, la Coty (società proprietaria di marchi del calibro di Dolce & Gabbana, Gucci, Calvin Klein e Chloé) ha dichiarato che, entro il 2023, tutti i suoi profumi e le sue fragranze saranno a base di etanolo ottenuto dalle emissioni di carbonio.
Questo vuol dire che l’alcool etilico utilizzato (l’etanolo) sarà quello derivato dalla CO₂ sequestrata dall’atmosfera (proveniente da siti industriali come le acciaierie). L’idea è quella di utilizzare bioreattori in grado di raccogliere le emissioni che altrimenti verrebbero disperse nell’atmosfera.
Da anni, le aziende utilizzano etanolo ricavato dalla canna da zucchero e dalla barbabietola da zucchero, prodotti di origine naturale che però, nonostante tutto, hanno un impatto devastante sull’ambiente. Queste coltivazioni causano deforestazione e degradazione del suolo, in quanto richiedono vaste superfici e un’ingente quantità d’acqua. E, di conseguenza, distruggono l’habitat di specie animali e vegetali, contribuendo al degrado degli ecosistemi.
Quindi Coty assieme a Lanzatech, società specializzata in tecnologie per il sequestro e il riciclo di CO₂, ha creato Lanzanol, l’etanolo “sostenibile”, ottenuto raccogliendo e fermentando la CO₂ emessa dall’attività industriale prima che venga rilasciata dall’atmosfera.
Questa tecnologia mira a sostituire completamente il vecchio metodo di produzione dell’etanolo e, se inizierà a essere impiegata su larga scala, potrebbe contribuire a ridurre in modo significativo l’impatto ambientale del settore della bellezza.
Profumi biodegradabili Made in Italy
In Italia, dal 2019, l’azienda EuroItalia produce e distribuisce profumi di lusso (tra i suoi marchi di punta Versace, Missoni e Moschino) definiti “biodegradabili”, realizzati con:
- prodotti a km zero;
- materie prime rinnovabili, riciclate o riciclabili;
- packaging plastic free;
- alcool prodotto secondo criteri sostenibili.
Le loro fragranze sono prodotte con ingredienti naturali e molecole hi-tech reperite in modo sostenibile dopo anni di ricerche, attraverso le quali sono riusciti a escludere l’utilizzo di una serie di sostanze che l’azienda ha inserito in una speciale black list. Inoltre, hanno abolito l’utilizzo di nano-materiali derivati da petrolio, parabeni, nickel e formaldeide.
Tutto ciò gli ha permesso di ridurre il loro impatto ambientale e di realizzare prodotti più sicuri per i consumatori. Ad oggi, dopo tutte queste iniziative e progetti intrapresi, i loro profumi sono biodegradabili all’86%.
Profumi premiati per la loro sostenibilità
A focalizzare l’attenzione sui profumi green è intervenuta anche l’Accademia del Profumo. Si tratta di un’associazione di aziende cosmetiche che si occupa di valorizzare e promuovere il profumo, favorendo lo sviluppo dell’industria profumiera in Italia.
L’Accademia ogni anno organizza l’evento Premio Accademia del Profumo, che premia le fragranze che si sono distinte per innovazione e proposta creativa. Dal 2021, tra i diversi riconoscimenti si è aggiunto quello di Innovazione Responsabile del Profumo, in cui una giuria di qualità, composta da alcuni rappresentanti della Green Economy Observatory dell’Università Bocconi di Milano, premia i profumi che si sono più distinti per il loro approccio sostenibile.
Ad aggiudicarsi per primo il premio è stato My Way di Giorgio Armani ed è stato un ulteriore traguardo di carriera per Re Giorgio che, negli ultimi anni, sta sempre più orientando l’intera produzione del suo brand verso una strada sostenibile. L’Accademia ha riconosciuto, nella sua fragranza, una visione completa di innovazione responsabile, basata sullo studio scientifico degli impatti ambientali nel profumo e l’impegno nell’adottare un ciclo sostenibile che va dal pack alla filiera. L’Accademia ha anche premiato My Way come Migliore Creazione Olfattiva Femminile e Miglior Profumiere Creatore.
Ad aggiudicarsi il riconoscimento quest’anno è stato, invece, Cartier con la collezione Rivières de Cartier, per tutte e tre le fragranze: Allégresse, Insouciance, Luxuriance. Per l’Accademia, Cartier è stato capace di adottare una visione di innovazione responsabile, in grado di coniugare sostenibilità della progettazione, del packaging e della formula, realizzando fragranze dal minore impatto ambientale in un flacone extra leggero, ricaricabile e separabile nei componenti.